di Emma Crescenti
La sognavamo ormai da tempo. Per noi, amanti dei sapori e dei luoghi imbevuti di cultura, la Toscana era ben più di uno smartbox nel cassetto, quanto una vocazione. Quel “e se andassimo?” tanto rimandato che alla fine si è tradotto in un mini viaggio alla scoperta della Maremma e della terra del vino. Siamo partite con pochi risparmi e una manciata di giorni a disposizione: siamo tornate con il conto in rosso (almeno io) ma ricche di un’esperienza indimenticabile in una delle regioni più belle di tutta Italia.
Dal cielo di Pisa alla terra degli Etruschi
La voglia di mare è evidente, straborda dalla valigia assieme ai costumi e alle creme solari, ma non vogliamo nemmeno perderci l’arte che la Toscana ha da offrire. La rotta verso Rosignano Marittimo, la nostra prima destinazione, viene arricchita da una tappa a Pisa: un po’ perché è già di strada (lo ammettiamo) un po’ perché “e vediamola ‘sta benedetta torre pendente!”.

Qualcuno sostiene muri invisibili, qualcuno addirittura si sdraia per terra a caccia di prospettive sempre più creative. La passeggiata lungo Piazza dei Miracoli, il fulcro storico artistico della città che ospita il Duomo, il battistero e il campanile più famoso d’Italia, si rivela molto più divertente di quanto prospettato. Per immortalare la nostra visita a uno dei monumenti simbolo d’Italia, per paura di sfigurare davanti agli artisti di strada improvvisati (per fortuna che ci siete voi a sostenerla la torre, raga) optiamo per un classico selfie. Poi dritti al ristorante dove la nostra idea di un piatto fresco e leggero per sfuggire ai 40 gradi lascia il posto a bruschette e pici con la salsiccia una volta aperto il menù.
Di nuovo in macchina, dopo un piccolo qui pro quo con il casello autostradale che ci costringe ad allungare la strada di venti minuti, eccoci a Rosignano Marittimo. Abbandoniamo le valige e ci dirigiamo verso Castiglioncello, parcheggiamo al parco del Castello Pasquini e tempo 10 minuti siamo in spiaggia a goderci il sole e l’acqua limpida e pulita, programmando le giornate successive. A darci una mano è un simpatico esemplare di toscano autoctono che nascosto dietro gli scogli non si era perso una parola della nostra conversazione: grazie dei consiglio, amico, però è stato comunque inquitante: #sapevilo.
Dal sole di Solvey alla tavola di Raffaele

Poche storie, oggi la giornata è dedicata solo a mare, sole e relax. Ce lo meritiamo, così come gli insulti per aver scelto di passarla lungo la costa di Rosignano Solvey, sulle cosiddette Spiagge Bianche. Sono chiamate anche i Caraibi d’Italia e il motivo ci è chiaro fin da subito: la spiaggia si estende per più di una chilometro, è ampia e chiarissima; il mare è azzurrisimo, la sabbia candida. Un vero e proprio spettacolo finché non ti giri e davanti agli occhi compare il motivo di tanta bellezza: lo stabilimento della Solvey, azienda attiva nel settore chimico, i cui scarichi hanno contributo a creare l’effetto tropici.
Ben attente a fissare solo il mare, ci godiamo il momento. Nè lo shooting a cui mi (e si) sottopone Federica, nè la discoteca improvvisata della famiglia dell’est che si accampa poco lontano (anche perché poi sono venuti in nostro soccorso per il solito problema tecnico con l’ombrellone), nè il vento che a una certa decide di farci assaggiare la spiaggia rovinano l’atmosfera. E così, togliendoci la sabbia dalla faccia e dal costume, iniziamo a programmare la cena.
La scelta cade sull’osteria Il Sigillo, un piccolo locale in cima a Rosignano Marittimo. A convincerci è proprio l’oste, Raffaele, e le sue risposte senza peli sulla lingua a qualsiasi recensione vagamente negativa pubblicata su Tripadvisor. Invece che andare al “mecchendraiv”, come suggerito a chi mal sopportava l’attesa delle pietanze, ci sediamo al tavolo e ci facciamo consigliare un buon vino in attesa dalla cena, un trionfo di panzanella, crudo toscano e gnocco fritto, pici e fiorentina. Niente da dire. Solo chapeau.
Dai borghi dei poeti alle cucine componibili
Ci svegliamo respirando cultura. In programma per la giornata c’è infatti un tour nell’entroterra meremmano alla scoperta dei borghi medievali. Ad accoglierci è Bolgheri e il suo Viale dei Cipressi, reso celebre dai versi che Giusuè Carducci gli dedicò nella poesia Davanti a San Guido. Suvereto, che non a caso si è guadaganto un posto fra i borghi più belli d’Italia, con il resti imponenti della Rocca Aldobrandesca ci fa sentire piccole piccole. Castagneto Carducci, che si erge su un colle fra stradine e scalinate antiche, chiude in bellezza la mattinata culturale.
Vaghiamo alla ricerca di una spiaggia dove riposarci per il resto del pomeriggio. “Andate a San Vincenzo” ci dice l’aiuto del pubblico: “non andateci mai” ribattiamo noi, che dopo un quarto d’ora in cerca di parcheggio e una lunga camminata sotto i 40 gradi del mezzogiorno, giriamo le spalle a spiaggia e mare sporchi per tornare verso le rive di Rosignano. Ci fermiamo a Vada, altra località nota per il mare limpido. Arrivarci ha richiesto un altro sforzo (i parcheggi liberi sono lontani) e l’idea di rilassarci come il giorno prima sfuma alla vista del litorale super affollato. Riusciamo comunque a guadagnarci un buco proprio davanti alla tendopoli allestita da una famiglia filippina. E mentre loro a momenti sembrano essere pronti a tirar fuori una cucina componibile noi optiamo per il digiuno dato che Federica (che dalla sera prima aveva tentato di boicottare il mio farro) si accorge di aver lasciato le posate a casa. E vabbè, c’è più tempo per prendere il sole.
Innamorate di Volterra e San Gimignano
Il ritorno a Brescia è inevitabile, ma anziché fare dietro front per la stessa strada optiamo per un percorso diverso e ci addentriamo nell’hinterland . Volterra, la nostra prima tappa, compare in mezzo al nulla all’improvviso, come una visione. “Secondo me è a 2.000 metri” dice Federica, che con l’altitudine non ha molta confidenza: ma mi piace pensare che a confoderla sia stato il panorama perché, davvero, è mozzafiato. La città meriterebbe un’intera giornata, ma ahimè il tempo è poco e non possiamo fare altro: e mentre giriamo ammirando il centro apparentemente senza meta, troppo orgogliose per ammettere che entrambe stavamo cercando la fontana del film New Moon (monumento che, abbiamo poi scoperto, si trova in un’altra località) mi trovo a pensare: “Volterra, ma quanto cazzo sei bella?”.
San Gimignano è la tappa per il pranzo, ma prenotare un tavolo al ristorante la domenica è peggio di cercare un biglietto per un concerto dei Coldplay. Dopo una lunga salita verso il borgo affrontata sotto il sole e un giro veloce del centro, una piccola meraviglia medievale, dopo aver programmato la nostra partecipazione alle prossime elezioni comunali (il Municipio affrescato è davvero bello), ci sediamo al tavolino di un bar per un pranzo veloce a base di TUTTOQUELLOCHEC’E’SULMENU’ perchè avevamo fame. Il portafoglio ormai è vuoto e la carta di credito grida pietà, ma come si fa a non entrare in quella piccola bottega per comprare una bottiglia di vino ricordo? Le altre 3 invece sono colpa dell’accento del titolare, perché quando sento parlare toscano non capisco più niente.

Dopo Certaldo Alto, Vinci è l’ultima meta prima di imboccare l’autostrada in direzione casa. O meglio Anchiano, la frazione celebre per aver ospitato il genio del Rinascimento, Leonardo da Vinci. Sul colle si staglia infatti la casa natale dell’artista e inventore, celebre in tutto il mondo, e un piccolo museo con la replica delle sue opere pittoriche più importanti. Il modo perfetto per concludere la nostra avventura in Toscana.